NON VI E' DUBBIO CHE UNA NAZIONE PASSATA DA UN REGIME MONARCHICO AD UN REGIME REPUBBLICANO SIA UNA NAZIONE «DECLASSATA», E CIÒ NON PUÒ NON ESSERE AVVERTITO DA CHIUNQUE ABBIA UNA SENSIBILITÀ PER VALORI I QUALI, PER ESSERE SOTTILI E IMMATERIALI, NON PER QUESTO SONO MENO REALI.

lunedì 11 aprile 2016

Il Partito Democratico Italiano, di Enzo Selvaggi - VI parte


IL C. L. N. E IL SUO GOVERNO FALLIMENTARE


Questi problemi che riguardano il futuro assetto del Paese e dalla cui soluzione dipende tutto l'avvenire, sono strettamente legati all'attuale situazione politica. Il nostro senso di responsabilità, che noi sentiamo vivissimo verso il nostro futuro, ci costringe a giudicare nel modo più negativo e più severo, l'attuale situazione politica, così come è stata determinata e fissata dall'atteggiamento e dall'iniziativa di un gruppo di uomini che si sono costituiti dei partiti e si sono trincerati in un Comitato di Liberazione Nazionale, al solo scopo di impadronirsi del potere. Ho detto un gruppo di partiti non semplicemente i partiti, perchè questa seconda formula è ovviamente inesatta e consapevolmente o inconsapevolmente tendenziosa. Oltre a gruppi e movimenti minori, vi sono fuori del CLN almeno due partiti la cui realtà, come espressione di esigenze ideali, di forze e di interessi pratici, non può essere negata so non nella più completa malafede. 
Essi sono: il Partito Repubblicano Italiano ed il nostro. Noi sentiamo viva l'esigenza di impostare, il nostro atteggiamento politico su una linea di onestà, di sincerità e di lealtà. Siamo invece costretti a constatare come non sia onesto l'argomento con cui si tenta di giustificare il blocco monopolistico dei partiti del CLN allo scopo di dimostrare che in tale Comitato sarebbero rappresentate tutte le tendenze politiche. Non è onesto, perché non si può ignorare che i partiti politici non sono delle categorie concettuali, ma sono delle forze pratiche. Sul piano puramente ideologico i partiti sono, in effetti, troppi; ma sul piano pratico tale molteplicità è relativa alle particolari condizioni in cui,da noi è avvenuta la ripresa di una spontanea ed autonoma vita politica. 
D'altra parte, lo stesso atteggiamento del C.L.N. ha portato alla formazione di gruppi che, per non sottostare al suo monopolio, si sono contrapposti, quasi dei vis à vis, ai partiti della coalizione. Per conto nostro non possiamo che augurarci altro che la molteplicità dei partiti si risolva nella unificazione dei partiti affini, ben fermo restando che non si può parlare d, democrazia se esiste un partito solo o una rigida e chiusa coalizione di essi. Poiché i partiti, oltre, che essere organizzazione di forza e strumento di lotta, sono anche vincoli e strumento di educazione civile o politica. E in democrazia devono esistere tutti, poiché è il sistema che deve pensare ad eliminare quelli che non rispondono a esigenze diffuse. La larga fronda che. esiste oggi verso i partiti è frutto in parte del ventennale martellamento della propaganda totalitaria; ma in buona parte essa è conseguenza degli errori accumulati dai partiti della coalizione, dalla loro faziosità e grettezza.

Essi vogliono monopolizzare, la posizione antifascista e dichiarano perciò fascista ogni opposizione mossa al blocco del C.L.N. L'accusa è avventata perchè facilmente ritorcibile. Non dipende certo da noi o da una nostra particolare ipersensibilità se tanto spesso siamo costretti a constatare in alcuni partitì del C.L.N., e sopratutto nello stesso C.L.N., il perdurare di una mentalità, di un costume e di atteggiamenti che stranamente ricordano la mentalità ed il costume fascista. Tutte queste pretese speculano sull'assenteismo, il disorientamento e la debolezza degli altri. Ed hanno portato ad una situazione confusa, pesante, arbitraria, e all'allontanamento da una attiva collaborazione politica e civile di forze notevoli e moralmente preziose, solo perchè non, tesserate nel C.L.N. 
Questo fatto rivela il limite morale di tale coalizione. Essa si è isolata ed estraniata dal Paese e dal popolo che dice di rappresentare, ed ha costituito una terza Italia, indifferente e fastidiosa all'opinione pubblica. Nella lotta antitedesca ed antifascista, i C.L.N. hanno un valore come le forze ad essi estranee nella lotta clandestina con le quali la collaborazione, è continua perchè vi è un solo scopo da raggiungere: quello di liberare il Paese dall'oppressore. Ed è per questo che noi riconosciamo pienamente il C.L.N. del nord; ma qui, nell'Italia liberata, essi non possono avere più nessuno scopo. Poiché essi vogliono costituire uno Stato nello Stato, un monopolio intollerabile della vita pubblica, una oligarchia, senza avere avuto mandato alcuno da parte del popolo che, del resto, buona parte dei suoi Capi, non conosce. 
Poiché molti dirigenti del C.L.N. hanno vissuto fuori del Paese, lungi dall'oppressione della dittatura, risparmiandosi il martirio della lotta contro l'oppressore e della guerra, e sono rientrati al seguito delle Armate alleate.

La nostra opposizione

Questo è il nostro giudizio; e questo è il giudizio della massa degli italiani dell'Italia liberata. E questo giustifica e chiarisce l'atteggiamento da noi assunto di fronte al Governo espressione del C.L.N., che con la frode ai danni della Nazione si è impadronito del potere e si è miseramente risolto nella frode reciproca dei partiti. Riconosciamo che la nostra funzione dì oppositori è stata facilitata dalla situazione obiettiva che il Governo si è trovato di fronte: situazione di una gravità eccezionale. La nostra opposizione è stata nella forma e nella sostanza esclusivamente una opposizione democratica e costruttiva. Il Governo del C.L.N., che aveva perduta l'occasione di affermarsi positivamente e stabilire un diritto incontestabile alla direzione politica del Paese, quando all'infausto 8 settembre si limitò a cambiare il suo nome di Comitato delle Opposizioni in quello di Liberazione. Nazionale e il suo domicilio, questo Governo si dimostrò costituzionalmente incapace di affrontare quella grave situazione. Assunto il potere in giugno, dopo la liberazione di Roma da parte delle, Forze Alleate, esso rimase un blocco di partiti e di uomini accordatisi per ripartirsi il potere, per agganciarsi, controllarsi e neutralizzarsi reciprocamente ed avere la possibilità di costituirsi delle posizioni di vantaggio in vista di sviluppi ed eventualità future.


Bilancio passivo

Ne è conseguita una completa inazione governativa, la paralisi del potere centrale e l'anarchia periferica. Ecco il prezzo dell'accordo dei partiti, della cosiddetta tregua. Infatti, il bilancio di questi sei mesi di Governo è paurosamente passivo. Se in qualche settore la situazione è lievemente migliorata, come nei rapporti con gli Alleati, ciò è dovuto a fattori esterni.

I due punti programmatici che dovevano costituire la base e la ragione stessa del Governo: guerra ed epurazione, sono fino ad oggi arenati. Per la prima, si sono invocati normalmente alibi esterni. L'impostazione del problema dell'epurazione ha aumentato ed aggravato il disagio morale del Paese, di un Paese che per un ventennio, pur nei modi e nelle condizioni più diverse, aveva continuato a vivere dentro ed a fianco del fascismo. Essa procede con lentezza e raggiungerà i cosiddetti stracci, ma non colpirà i grossi e nascosti interessi. In questo campo bisognava avere un concetto chiaro e netto di che cosa il fascismo fosse stato. Ma tale concetto manca al Governo, ideologicamente diviso nel suo interno. E di ciò approfittano i partiti di sinistra per agitare demagogicamente la bandiera dell'epurazione coi solo fine di eliminare dai centri più importanti della vita civile ed amministrativa del Paese elementi vari, senza discriminazione alcuna, per sostituirli con elementi fidati che potrebbero garantire loro, al momento opportuno, il possesso completo del potere. E gli altri partiti tengono bordone a questa manomissione della vita pubblica. Tale problema doveva, invece, seguire delle linee giuridiche ed umane e delle esigenze obiettive, poiché un'operazione di tal genere ha senso solo se compiuta, per così dire, a caldo, d'urgenza.

Certe Indulgenze demagogiche, e sopratutto la mancanza di una linea precisa e ferma, hanno portato ad una paurosa paralisi dell'autorità statale, ad una crisi allarmante dell'ordine pubblico. Sul piano economico, che si riduce al problema alimentare, vi è stata incoerenza ed impotenza; si è scoraggiata in ogni modo la iniziativa privata, si è allargata la spossante bardatura burocratica e si è protetta e favorita una sola iniziativa: quella della borsa nera!

Sul piano sociale gli angosciosi problemi delle masse dì profughi e di sinistrati di fronte all'inverno incombente sono praticamente trascurati o affrontati con scarso senso sociale ed umano.

Da un lato alcuni partiti i quali, pur condividevano solidalmente le responsabilità dei Governo, non rinunciavano ad un'azione esterna secondo la loro vecchia tradizione, dall'altro il Governo, con le sue esigenze obiettive, Così che esso si è trovato nel Paese in un isolamento morale e ha alimentato la sfiducia

Questi dati passivi del bilancio governativo di sei mesi e la profonda divisione interna della compagine ministeriale non potevano che portare al crollo di essa ed alla dimostrazione della incapacità del C.L.N. di cui essa era espressione, a guidare le sorti del Paese. Ecco il quadro negativo della situazione attuale.

La crisi

Da una settimana la crisi, che dura ormai da sette mesi, si è acutizzata. Ciò ha avuto un preludio che ha portato alla designazione da parte del Luogotenente, che si è assunto tutte le responsabilità di fronte al Paese dell'on. Bonomi per l'incarico di costituire il nuovo Governo. In questa fase i partiti del C.L.N. in una ridda di ordini del giorno hanno chiaramente manifestato per l'ennesima volta, se pur ve n'era bisogno, la sostanziale impossibilità di conciliare le loro opposte ideologie e visioni della presente situazione. Poiché evidentemente alcuni di essi non sono riusciti a subordinare, nemmeno temporaneamente, queste ideologie all'interesse del Paese.

Da tale momento viviamo un intermezzo che corrisponde alle consultazioni dell'on. Bonomi per la costituzione del Governo. E' da presumere che egli abbia davanti a sé tre soluzioni: quella di costituire un, Governo con i partiti del C.N.L.; quella di scegliere alcuni partiti del C.L.N. ed altri fuori del C.L.N.; quella dì scegliere alcuni partiti del C.L.N. ed elementi tecnici.

Non sappiamo ancora quale programma di governo l'on Bonomi presenterà, poiché per il passato egli ha governato senza programma e non sappiamo a quale di queste tre, soluzioni egli si atterrà, o meglio quali di esse gli sarà possibile. Poiché non sappiamo se la dichiarata astensione dei partiti di sinistra da un Governo Bonomi si attuerà o meno. Troppo interesse infatti questi partiti hanno a rimanere al potere.

!Nel caso l'on. Bonomi fallisse nel suo incarico, una ancor maggiore responsabilità si presenterebbe al Luogotenente, il quale dovrebbe scegliere tra le forze del C.L.N. o altre forze, ma dovrebbe, anche tener conto degli Alleati. Infatti non più tardi dell'altro ieri il ministro degli Esteri britannico signor Eden faceva chiaramente intendere che sui membri di un Governo italiano gli Alleati hanno il diritto di esprimere il loro parere.

In queste circostanze il nostro atteggiamento è molto chiaro. Si tratta di salvare l'Italia, di salvaguardare la sua dignità, di assicurare quelle condizioni indispensabili per costruire la democrazia.

Noi abbiamo quindi bisogno di un Governo e al più presto possibile. Frattanto questa attesa, rende più umiliante- la nostra posizione ma rende anche più severo il giudizio degli stranieri, e, quel che più a noi interessa, il giudizio dei nostri fratelli che soffrono nel nord. Come non ricordare, come non sentire che, questi nostri fratelli si trovano nella condizione, e quanto più triste, nella quale ci trovavamo noi, qui a Roma, durante l'infausta occupazione nazi-fascista, quando giudicavamo con amarezza e con sfiducia le diatribe del congresso di Bari e degli uomini del C.L.N. di Napoli? Sappiano i partiti uscire dall'equivoco del C.L.N. dell'Italia liberata e subordinino le loro ideologie per lavorare insieme su di un piano comune che comprenda i problemi più urgenti del momento. Vi sia un Governo italiano, espressione democratica del popolo italiano, che sappia soprattutto rivalutare nel campo internazionale i sacrifici e lo sforzo di guerra del popolo italiano.

CONCLUSIONE

Signori. il nostro programma che riguarda i problemi interni, contingenti e futuri e i rapporti internazionali, vuole aderire strettamente ai principi democratici che garantiscono anche all'Italia condizioni di dignità e di parità, principi enunciati dalla Carta Atlantica. Occorrerà per questo che noi ispiriamo agli stessi principi la nostra politica interna. Ed in definitiva il nostro programma può riassumersi in un solo principio, in un solo concetto: democrazia, intesa principalmente come il diritto ed il dovere di ciascuno di vivere e di agire secondo l'imperativo della propria coscienza, come diritti dell'individuo limitati unicamente dai diritti degli altri individui e della solidarietà umana.

Noi quindi concepiamo la lotta politica soltanto sul piano di quell'armoniosa e vitale disarmonia, in cui si risolve l'azione democratica. E vorremmo che nella lotta politica, sul concetto di fazione prevalesse quello di partito, sul concetto di nemico politico quello di leale avversario, e su tutti il concetto dell'interesse superiore del Paese. Il nemico che dobbiamo vincere è la intolleranza, dalla quale è derivata la rovina della Patria. Solo allora potremo finalmente chiamarci popolo libero, capace di conseguire la definitiva libertà,


Possa il sentimento generoso col quale i nostri fratelli ed i nostri figli combattono per il riscatto della Patria trasfondersi nell'animo di coloro che, lontani dalle linee, partecipano alla lotta politica. Possa il sangue versato dai nostri soldati avvicinare il giorno di questa duplice vittoria, di questa duplice pace.


da Wikipedia
Il Partito Democratico Italiano fondato nel 1944 vide la confluenza di vari movimenti politici:
  • Centro della Democrazia Italiana
  • Partito d'Unione
  • Partito Sociale Democratico
  • Partito d'Unione Democratica
  • Movimento di Rinnovazione Democratica
  • Partito Progressista Italiano
Tra i maggiori esponenti del partito vi erano Roberto Lucifero e Vincenzo Selvaggi che ne fu il segretario.
Nel 1946 il PDI partecipò alle elezioni per l'Assemblea Costituente del 2 giugno nell'ambito della coalizione conservatrice Blocco Nazionale della Libertà (BNL).

Nel settembre 1946 il PDI si sciolse e i suoi esponenti confluiscono nel Partito Liberale Italiano e nel Partito Nazionale Monarchico.

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