NON VI E' DUBBIO CHE UNA NAZIONE PASSATA DA UN REGIME MONARCHICO AD UN REGIME REPUBBLICANO SIA UNA NAZIONE «DECLASSATA», E CIÒ NON PUÒ NON ESSERE AVVERTITO DA CHIUNQUE ABBIA UNA SENSIBILITÀ PER VALORI I QUALI, PER ESSERE SOTTILI E IMMATERIALI, NON PER QUESTO SONO MENO REALI.

lunedì 28 marzo 2016

Il Partito Democratico Italiano di Enzo Selvaggi, V parte

IL PROBLEMA COSTITUZIONALE E ISTITUZIONALE

Questa prospettiva e questi orientamenti di una democrazia sostanziale e completa, di un sistema democratico che non sia una facciata, ma che giunga e tocchi ed animi la, vita di ogni italiano, sono condizionati dall'esistenza di un preciso ordine civile e politico. Perchè, cioè, si possa fondare solidamente la democrazia in Italia occorre che vi sia un'atmosfera di fiducia e di serenità, una volontà di tutti di operare su un vasto piano comune, il rispetto della legge, espressione della volontà del popolo, il riconoscimento della libertà dell'individuo di pensare e di agire.

Questo problema, se è impellente oggi in cui faticosamente cerchiamo la strada che ci avvii alla vera democrazia, ha una sua importanza particolare per il nostro domani. Esso, si collega direttamente al problema costituzionale, cioè al problema degli istituti che dovranno formare la base, del nuovo Stato e che, in termini politici, significano garanzia e difesa della libertà e della democrazia.

La base del nuovo Stato

Condizione essenziale per ciò, e in particolare per un Paese che esce dalla dura esperienza di un esasperato centralismo, è l'articolazione del sistema in una ricchezza e varietà di istituti, in un giuoco di equilibri e di contrappesi; un decentramento, insomma, di poteri in alto e in basso. Il problema quindi va affrontato, oltre che sul piano della tecnica costituzionale, anche dal punto di vista della situazione morale e psicologica del Paese.

Sarebbe vuota demagogia negare le conseguenze che ha avuto per l'educazione civile e politica del popolo una ventennale esperienza dittatoriale. Se è vero, come è stato detto, che gli italiani sono più inclini ad obbedire ad un uomo che alle leggi, l'esperienza fascista ha esasperato questo nostro difetto di coscienza civile. Sappiamo bene che non v'è costituzione od istituto cosi perfetto da garantire per sè la libertà, e che questa in definitiva è difesa solo dal popolo che vuol difenderla, che è disposto a battersi per difenderla. Ma ciò non può significare totale agnosticismo verso le forme giuridiche costituzionali. Queste sopratutto hanno il valore di esprimere appunto la nostra volontà di libertà e di democrazia. Si tratta, dunque, in sostanza, del problema della struttura politico-amministrativa dello Stato a cui si lega il problema del regionalismo e dell'autonomismo. Si tratta, cioè di trasformare, la struttura accentrata dello Stato, caratteristica dello Stato costruito rei Risorgimento e giunto fino a noi nella forma esasperata e mostruosa dello Stato fascista; forma favorita dal disinteresse per la cosa pubblica vastamente diffuso nella società italiana, e dalle diversità di condizioni morali, politiche, economiche e sociali delle varie regioni d'Italia.

Oggi, la crisi del fascismo e della guerra hanno fatto in pezzi lo Stato burocratico ed accentratore e si sono create, condizioni diverse, interessi diversi, ed un moto centrifugo particolarmente vivo,. Siamo persino di fronte al serio pericolo di scissioni territoriali periferiche in un Paese, come il nostro, che per tre quarti è periferia, Tanto dire che è in giuoco la stessa unità del Paese; quella unità che è, invece, tra quel poco che. deve essere conservato. Occorre, quindi, una radicale riforma della struttura statale che dia il massimo rilievo alle forze ed alle ragioni di vita locali, e, per tale via componga le laceranti antitesi territoriali, che si sommano alle antitesi di ordine sociale. Una formula rivoluzionaria di sinistra non è, a nostro avviso, a ciò idonea, perchè farebbe perno sii quelle antitesi che si tratta invece di comporre e metterebbe in definitiva di nuovo capo ad uno Stato accentrato e burocratico, sebbene fondato su di una base sociale capovolta.

L'unica formula possibile è dunque quella di una democrazia nuova, effettiva, autentica, che possa assolvere a due funzioni essenziali: quella di costruire il nesso unitarie d; uno Stato tutto articolato in autonomie, e quella di costituire la garanzia di una unità sociale: cioè la garanzia di una mobile vita dell'individuo, dei gruppi e delle categorie, di un moto progressivo che abbia per fine la libertà, cioè lo sviluppo di tutte le energie e non il prepotere di alcuni su altri. Con queste idee direttive, noi ci prepariamo alla Costituente che risponde ad una esigenza di carattere morale, di revisione profonda di tutta la nostra struttura politica, amministrativa, sociale ed economica. Ma questa struttura è subordinata alla scelta che il popolo vorrà fare preventivamente con libera e, diretta consultazione, della forma istituzionale dello Stato.

Il problema istituzionale

Si dice che noi siamo monarchici, e per ciò reazionari. Si vogliono identificare i monarchici con la reazione, e la repubblica, qualunque repubblica, con la democrazia e la libertà. E' perciò bene intendersi ed innanzi tutto smetterla una buona volta con le parole che hanno solo un significato demagogico. In Italia vi sono certo forze refrattarie e contrarie ad un ordine democratico sia politico che sociale. Difficile è però individuarle con precisione nella topografia politica e sociale. Esse sono troppo furbe, troppo rotte all'arte del trasformismo per puntare sii di una sola carta, la carta che è oggi visibilmente meno popolare, meno di moda. L'altro ieri liberali, ieri fasciste, con tessera o senza tessera, oggi attendiste, domani repubblicane o monarchiche, queste forze hanno tutto da temere e da perdere da un effettivo regime di libertà e di democrazia. Il problema nei riguardi di tali forze, che hanno complicità vaste in ogni ceto, è di neutralizzarle consolidando un effettivo ordine democratico.

Noi, invece, abbiamo un preciso programma che è Quello della democrazia e di fronte al 'problema istituzionale, soprattutto di fronte a tale problema, ci sentiamo solo italiani e democratici.

Italiani, perché intendiamo posporre ogni interesse particolare, quale esso sia, di chiunque esso sia, all'interesse generale del. Paese, e perchè vogliamo rimanere aderenti alla, concreta realtà morale e psicologica, politica e sociale della vita nazionale. Democratici, perchè intendiamo accettare con assoluta lealtà la soluzione che tutto il popolo italiano avrà preso. Noi dunque non poniamo, ma nemmeno accettiamo, pregiudiziali rigide, dilemmi ricattatori Non si tratta di salvare la Monarchia o una Dinastia. Si tratta dell'avvenire del Paese. E in questo problema bisogna essere soprattutto onesti ed obiettivi. Noi pertanto, sentiamo un solo dovere: quello di illuminare il popolo sui vari aspetti di questo problema. Problema imposto, forse. dai partiti interessati a distogliere soprattutto la pubblica opinione. da quegli altri problemi gravi ed impellenti che essi sanno di non poter risolvere, nonostante le. mille affermazioni ideologiche particolari.

Ma obiettivamente il problema esiste ed è aperto. E non è certo per negarlo od eluderlo che abbiamo insistito che, fino a decisione. contraria o diversa del popolo, sia rispettata la continuità costituzionale. Come abbiamo dichiarato, esso è legato al problema della struttura dello Stato che deve essere riveduta. Abbiamo invece insistito sulla continuità perchè non manchino all'individuo in questo periodo di eccezione quelle garanzie che, comunque, gli derivano dall'ordine statutario. Ed anche perchè tale continuità implica impegni di carattere, internazionale che non possiamo compromettere, perchè rappresentano l'unico filo che ci lega alle Nazioni libere e democratiche e che ci riporta nel circolo della vita internazionale. Perchè, infine, tale continuità consente l'utilizzazione al servizio dell'Italia di grandi forze morali P. tecniche nella nostra guerra di liberazione,

Monarchia e fascismo

La corresponsabilità morale e politica del Sovrano nella dittatura fascista esiste. Si può opporre che essa è diffusa e distribuita in tutta la classe politica dirigente del tempo, e che il colpo di Stato del 25 luglio, atto che implicava una decisione, una volontà ed un rischio, ha dato all'Italia l'iniziativa della sua liberazione, per quanto sollecitato e favorito dalla pressione di forze che nel Paese avevano già corroso e minato il regime fascista. Si può, cioè, sostenere che sul piano dei formalismo giuridico, le responsabilità del Sovrano possono essere contestate. Ma sul piano politico e morale, ciò non è possibile.

Il problema della collusione Monarchia - fascismo deve avere una sua soluzione.

Faccio presente a chiunque in questa materia che in politica bisogna essere prima di tutto onesti e obiettivi.

Noi non poniamo nessun limite alla ricerca ed alla contestazione di responsabilità. Diciamo solo che questa dovrà essere esplicitamente determinata dalla volontà del popolo chiaramente espressa e dovrà coinvolgere effettivamente tutti i responsabili, diretti e indiretti, attivi e passivi, dello, crisi della libertà italiana.

La drammaticità delle esperienze fatte e la tempesta passionale sollevata possono spiegare, ma non giustificano l'estensione all'istituto monarchico delle colpe fatte al Sovrano. Poiché, per sbarazzarsi della Monarchia, non basta fare il processo a Vittorio Emanuele III. Bisogna fare il processo a Vittorio Emanuele II e al Conte di Cavour. Bisogna, cioè, mettere in discussione la nostra indipendenza e la nostra Unità. Ora, quel che interessa invece è di riflettere sul modo come queste furono attuate. Non si può, cioè, negare il dato storico che lo Stato burocratico e accentratore ha avuto in Italia una cornice monarchica. Ma il nesso storico non è un nesso logico. Ed è proprio per questo che noi vogliamo la Costituente; quella Costituente che non fu convocata 85 anni fa. E fu forse un male. Poiché una revisione profonda della struttura stessa dello Stato in Italia è necessaria ed indispensabile, ed un ritorno puro e semplice allo Statuto o una sua revisione con qualche ritocco, è impossibile. Lo Statuto, concesso e non pattuito, sebbene con esso raggiungemmo l'unità nazionale, è un'esperienza ormai esaurita.

Monarchia o Repubblica

Il popolo dunque è posto di fronte al problema della scelta tra una Monarchia nuova, che nasca dal travaglio di questa crisi, consapevole dei termini di questa crisi e pronta ad assolvere quelle funzioni che il popolo italiano sovranamente le potrà affidare ed una repubblica che teoricamente è istituto perfetto. Ma quale repubblica? Poiché vi sono forme non solo diverse di repubbliche, ma sostanzialmente opposte ed antitetiche. Oggi molte voci discordi rispondono alla parola repubblica. Esse vengono da alcuni partiti, da parti notevoli di altri, e da parte, dei Partito Repubblicano Italiano, il più coerente, perchè l'unico che concepisce una repubblica, democratica secondo la suggestiva tradizione mazziniana. Fra questa ridda di repubbliche è infatti teoricamente possibile, e di fatto molto probabile, che venga fuori una repubblica che non sia democratica Pietro Nenni ha detto che la repubblica dovrà essere socialista. Ma essa potrà essere anche comunista, o altro; vedi l'esempio fascista. E in tal caso non sarà democratica e la libertà non sarà né difesa, né garantita. E' ovvio infatti che qualsiasi tesi a favore, di una monarchia o di una repubblica democratica cadono e non hanno presa di fronte ad una tesi politica, come quella della rivoluzione sociale, intesa nei termini del marxismo come lotta di classi e dittatura del proletariato. Per un tale programma, sia visto in generale, sia visto nella concreta situazione Italiana, tanto una monarchia, tanto una repubblica democratica costituiscono un ostacolo poiché, malgrado ogni sofisma o abilità verbale, ogni qualvolta si stabilisce un totalitarismo economico si esce dalla democrazia: in quanto vengono a mancare le sue condizioni essenziali, e cioè il metodo e la dialettica della libertà.

La concreta ed attuale situazione italiana dimostra che, almeno per un certo tempo- ancora, difficilmente un Presidente della repubblica potrebbe rispondere alla necessità di garantire e difendere la libertà. Se un Presidente avesse un grande potere personale o legale, ingoierebbe fatalmente il Governo e si identificherebbe fatalmente con esso. Se non avesse questo potere, si vanificherebbe, come nella Terza Repubblica francese, ed il Governo sarebbe tutto.

E' questa un'ipotesi tutt'altro che teorica in una Italia il cui potere soverchiante dell'Esecutivo ed il suo accentramento sono stati una infausta tradizione, anche pel periodo cosiddetto democratico prefascista. Un Sovrano, invece, potrebbe avere dei poteri limitati, ma precisi, e delle responsabilità effettive; e, quindi potrebbe difendersi dalle attrazioni degli altri poteri.

In sostanza, l'istituto monarchico, che si ripresenta oggi con tutti i lati negativi e il suo passivo, si contrappone ad un istituto repubblicano che non si sa quale, possa essere, e che rappresenta, in definitiva, un salto nel buio.


Ma in ogni caso l'istituto monarchico dovrà rompere con tutto il suo più recente passato attraverso un rigoroso ed aspro processo di autocritica, dovrà spiemontesizzarsi e smilitarizzarsi e dovrà sentire le esigenze dei tempo e la voce della Nazione. Ecco i termini del. problema con il pro e il contro dei due istituti. Il popolo deve porsi questi problemi e decidere ìn base ad essi per l'istituto che realmente gli assicuri Il normale ed !effettivo esercizio dei diritti democratici.

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